Louise Paulin

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27 agosto 2020

Louise Paulin a Finale Ligure

Louise Paulin porta con sé i colori della sua terra, la Svezia, insieme ad una solarità ed un sorriso contagiosi che rendono inconfondibile la forte passione che nutre per il suo lavoro che, da dodici anni, svolge qui a Finale Ligure come guida di mountain bike con la sua attività Just Ride Finale.

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“Un’estate ero a lavorare in Norvegia. Ho visto una gara di bici in discesa ed ho detto ‘io voglio fare quello’”. Eppure anche se Lund, la città universitaria svedese da dove proviene, la bici faceva parte della sua vita perché la utilizzava per andare a scuola, la strada di Louise sarebbe dovuta essere un’altra. Da bambina eccelleva nelle scienze “dovevo diventare ingegnere, non mi piaceva anche se ero brava in matematica e fisica... A 18 anni non avrei mai detto che sarei diventata una guida di mountain bike. A Lund tutti gli amici andavano all’università, poi ho fatto un anno di pausa in Francia e...”. Un percorso universitario che sembrava già tracciato, ma la vita non è una scienza esatta e così, la strada di Louise, si è rivelata essere in sella ad una bici. “Quando sono andata a vivere a Chamonix, era il 2004, ho preso la bicicletta ed ho imparato ad andare. Alcuni amici di Chamonix erano venuti a Finale dicendo che era fantastico. Così quando sono arrivata qui per la prima volta a girare, era il 2005 e si poteva ancora prendere il pullman per Calizzano caricando la bicicletta sopra (ma già l’anno dopo non si faceva più). Ogni anno venivo qui per girare in bici, mangiare il gelato, la pizza, andare in spiaggia e dal 2007 mi sono trasferita qui. Dovevo trovare un lavoro e con Alessandro abbiamo pensato ad un’attività che fosse qualcosa di più che portare le persone sui sentieri, un qualcosa che avesse più a che fare con un giro fra amici. Così è nato “Just Ride”. All’epoca io andavo in bici, ma non così tanto. Avevo sempre paura di non andare abbastanza forte. Dodici anni dopo posso dire che questo è il mio lavoro ed è tutta un’altra cosa rispetto all’inizio. Il mio lavoro è portare gente in bici e mi piace tantissimo”. L’energia che trasmette questa ragazza si percepisce sin da subito, è quella passione che contraddistingue le persone che fanno quello che davvero gli piace. E così, durante la nostra chiacchierata davanti ad un caffè, Louise mi ripeterà spesso “A me piace veramente andare in bicicletta”. Sono stati dodici anni molto intensi per lei, che l’hanno anche fatta diventare mamma di due bambine e partecipare, con successo, a diverse gare di enduro. Reduce dalla recentissima vittoria del 5° round della stagione Enduro World Series a Les Orres, Louise (Ibis Cycles Enduro Race Team) ha già conquistato il podio della sua categoria Women Masters nelle tappe precedenti a Rotorua in Nuova Zelanda ed in Val di Fassa. In attesa di partecipare alla gara EWS a Whistler, in Canada, e poi a Zermatt, spera di poter competere al Trofeo delle Nazioni a Finale Ligure (28 e 29 settembre 2019, ndr) rappresentando i colori della bandiera svedese. “Con le gare ho iniziato nel 2010. Mi hanno proposto di iniziare a competere, così siamo andati a Priero per il Superenduro e da lì è nata questa mia passione per l’enduro. Non è semplice trovare l’equilibrio fra essere mamma, gestire la mia attività ed allenarmi per le gare. Ma spero che in futuro anche le mie figlie possano capire il motivo che mi spinge a partecipare, quanto mi fa stare bene e che possano essere orgogliose”. Con la sua attività Just Ride Finale, Louise contribuisce a far conoscere il nostro territorio agli innumerevoli stranieri che vi giungono ed ai gruppi che partecipano ai suoi tour guidati “è un lavoro dove dai tanto, ma loro danno anche a me. È davvero bello. Magari ad un gruppo tranquillo devi parlare più di tecnica, di curve, frenata, ma poi alla fine della giornata vedi che vanno meglio -spesso te lo dicono anche - e questo è molto bello. Poi ci sono i gruppi in cui ti diverti come se girassi con gli amici. Ci sono persone che tornano di anno in anno, ragazzi che sono stati qui già tre quattro volte ed anche quella è una sensazione bellissima, vederli tornare da te per condividere questa cosa con te”. L’aneddoto più curioso di questi anni con Just Ride riguarda un gruppo proveniente da Singapore “Non diresti che vanno in bicicletta, ma c’è un’isola militare piccolissima dove vanno a pedalare. Questo gruppo mi ha colpita perché è stato quello più diverso che mi sia capitato. C’era un’energia diversa nel gruppo, c’era un livello molto misto fra di loro, ma a nessuno importava questa cosa. Se il più scarso o il più bravo faceva un bel risultato erano tutti contenti. C’era un feeling bellissimo e per me è stata un’esperienza in più oltre ad averli portati a girare in bici”. La nostra chiacchierata procede e la sensazione è quella di trovarsi davanti ad un’amica che si racconta e ti confessa come il percorso che l’ha portata a diventare guida mtb, come donna, sia stato anche un viaggio personale “La maggior parte dei clienti di Just Ride sono uomini e all’inizio quando vedevano che io ero quella vestita da bici e non l’autista dello shuttle che era uomo, rimanevano un po’ spiazzati. Poi negli anni sono riuscita a capire di fregarmene e adesso c’è talmente tanta gente che torna oppure grazie ad amici che sono stati già qui sanno già quello che ho fatto, magari hanno seguito le gare oppure guardato la mia pagina Facebook e vedono la mia attività di rider. Rimango sempre una donna anche se fai le gare ed alcuni devono prendere confidenza con questa cosa”. Con un sorriso sempre più luminoso Louise mi parla del Finalese e quando le chiedo del posto a cui è maggiormente legata, risponde: “ho vissuto dodici anni al Melogno, quello è un posto del mio cuore. Anche il bosco della Barbottina è meraviglioso con quella luce. La cosa fantastica qui è condividere il territorio perché c’è una varietà incredibile di paesaggi a seconda di dove ti trovi. È talmente bello che non puoi dire che c’è solo un posto. Sto scoprendo sempre posti nuovi, anche dopo tutti questi anni, ce ne sono talmente tanti di belli. Spero anche che il territorio possa crescere sotto determinati aspetti. La prima volta che sono arrivata qui volevo andare al Museo, ma c’erano informazioni solo in italiano. È importante che chi arriva qui possa conoscere anche la storia, è importante che si parli in inglese. Mi piace coinvolgere i miei clienti anche con qualcosa di diverso dal giro in bici, per questo propongo a chi è interessato, e magari si ferma più giorni, attività outdoor diverse dalla mountain bike, scoprire la storia del territorio, lezioni di cucina, visite guidate etc...”. Con l’energia e l’entusiasmo che la contraddistingue non c’è dubbio che Louise sappia trasmettere la passione per il suo lavoro e per il nostro territorio.

Autore: Erika Scafuro

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